Perché “Montebianco”



Montebianco… e subito la mente corre al maestoso massiccio alpino.

No, niente di tutto questo. Qui ci troviamo vicino al mare Adriatico alle spalle della città di Senigallia su una delle colline che coronano la città verso occidente, sulla sponda sinistra del fiume Misa. Montebianco è il toponimo che indica sia la collina in questione che la strada che ne percorre il crinale. Sull’origine di questo toponimo possiamo solo fare delle congetture. È, invece, storicamente accertato che nel 1607 la famiglia Andreani fece edificare in un fondo di sua proprietà, proprio a Montebianco allora territorio di Scapezzano, una chiesa, ora non più esistente, dedicata alla Madonna della Neve.

Possibile che tra i due fatti via sia una relazione? Chissà…Ma c’è un altro aspetto interessante che possiamo rilevare ed apprezzare di questo luogo. Sono le pendici di questa collina che ancora oggi evidenziano un paesaggio agrario con tracce evidenti e consistenti di antiche sistemazioni poderali. Sistemazioni che risalgono al primo Rinascimento allorché la progressiva azione di dissodamento disegnava sulle pendici collinari dell’Italia centrale un reticolo irregolare di campi e vigneti con confini a chiusura viva, cioè le siepi, a divisione degli appezzamenti: i cosiddetti campi a pigola. Oggi, purtroppo, l’inarrestabile evoluzione tecnologica sta mettendo a repentaglio il lascito di questa lontana cultura agraria, frutto di una sapiente lavorazione del territorio.

Con l’entrata massiccia del mezzo meccanico vanno via via scomparendo i piccoli appezzamenti che variavano di forme e colori a seconda delle stagioni e del sistema di rotazione. Ne vien dietro che amaramente constatiamo, sempre più spesso, il collasso di un sistema millenario: il terreno cede e le colline franano a valle. ln questo contesto ambientale nasce l’azienda agricola Montebianco di Stefano e Fabiola situata proprio sulle pendici dell’omonima collina. Non è casuale né banale la scelta del nome. L’identificazione profonda con il luogo vuol essere esplicita, fin quasi a volerne assorbire l’humus e farsi carico della sua custodia rispettandone ed esaltandone la vocazione colturale. Un auspicio La città di Senigallia, località terminale del comprensorio delle valli del Misa e del Nevola, già famosa per la bellezza della sua spiaggia di velluto, apprezzata come città gourmet per l’alta qualità della ristorazione, aspirante al titolo di città del gusto, potrebbe impegnarsi, in sinergia con le altre località del territorio, a valorizzare quanto di apprezzabile il nostro settore agroalimentare sa produrre qui. Un altro valore aggiunto da non sottovalutare sia a scopo promozionale che economico, con innegabili reciproci vantaggi.

(Con il contributo di Sergio Fraboni appassionato di storia locale)